A proposito di P. Lucarelli, A. Simoncini (a cura di), Il nuovo giurista nella città della giustizia. Metodi ed esperienze fiorentine, Pacini, 2021, pp. 335
William Chiaromonte
Professore associato di Diritto del lavoro
Università di Firenze
Possono i percorsi di didattica innovativa e le cliniche legali, che negli ultimi anni sono andati diffondendosi in maniera sempre più capillare all’interno delle aule universitarie in cui si insegna e si apprende il diritto, creare – attraverso l’approccio orientato alla pratica e alla soluzione dei problemi che li caratterizza – un ponte fra la comunità accademica, i suoi valori e i prodotti scientifici dei docenti ricercatori, e la società, con le sue istanze di sviluppo e di benessere? La risposta, almeno scorrendo gli esiti della sperimentazione condotta presso la Scuola di Giurisprudenza fiorentina, che sollecitano un ripensamento alla radice della scienza della formazione giuridica, è indubbiamente positiva.
L’idea che sottostà alle esperienze descritte nel corposo volume curato da Paola Lucarelli e Andrea Simoncini consiste proprio nella valorizzazione della relazione, al contempo virtuosa e creativa, fra ricerca e innovazione didattica, da un lato, e terza missione universitaria, intesa quale interazione sempre più stretta e vivace con la società civile e professionale, dall’altro. All’interno di tale relazione, difatti, «le domande (di ricerca e sviluppo, di formazione, di trasferimento tecnologico, di tutela dei diritti) che provengono dal contesto territoriale, divengono un potente innesco della ricerca e al tempo stesso una occasione formidabile di trasformazione dell’offerta didattica» (p. 16). Su questi presupposti, il volume – che ruota proprio attorno alla funzione e alla natura dell’offerta clinica e innovativa – descrive il “cantiere” della didattica innovativa e delle cliniche legali, all’interno del quale si stanno ponendo le basi per una nuova metodologia didattica per la formazione del giurista, fondata non (più) solo sulla solida e tradizionale preparazione teorica, ma anche – ed è proprio qui che si tocca con mano quanto di nuovo sta accadendo – sulla capacità di osservazione, di leggere la mutevolezza della realtà, di intercettare le esigenze emergenti dal contesto territoriale, i bisogni delle persone e le istanze sociali, di concepire un mutamento, di elaborare proposte, di immaginare il nuovo e la sua realizzazione concreta valorizzando e trasferendo, in questo modo, quanto acquisito attraverso lo studio a beneficio della società.
Nel dar conto di questo percorso, il volume propone anzitutto un inquadramento della formazione del giurista nell’epoca contemporanea, nella triplice prospettiva temporale, spaziale e degli strumenti (specie le piattaforme digitali) utili all’apprendimento del diritto. Il cuore del libro è rappresentato dall’analitica descrizione della copiosa offerta di didattica innovativa e cliniche legali, funzionale alla formazione di un giurista europeo improntata alla valorizzazione dell’interdisciplinarietà e delle abilità tecnico-applicative delle fonti normative, che si snoda attraverso una narrazione delle ragioni scientifiche, delle motivazioni, delle metodologie impiegate e dello svolgimento di ciascuna attività. Chiude il volume un’analisi – quantitativa e qualitativa – delle esperienze descritte, dal punto di vista sia dell’istituzione offerente, sia degli studenti partecipanti.
L’insegnamento che se ne trae, fra i molti, è che sapere e saper fare non possono oggi che procedere di pari passo nel processo di maturazione e di formazione di giuristi consapevoli (anche) della loro funzione sociale.