G. Solimine, G. Zanchini, La cultura orizzontale, Laterza, Bari, 2020, pp. V-177
Francesca Marinelli
Professoressa associata di Diritto del lavoro
Università degli Studi di Milano Statale
Pur non essendo un libro sulla didattica, il testo di cui sopra ha molto da dire a chi si occupa di (in)formazione.
Il volume parte da un dato: tra il 2010 e il 2018 la carta stampata ha perso in Italia quasi la metà dei suoi lettori, che non si sono volatilizzati, bensì semplicemente spostati sul web, luogo in cui tutti possono essere al tempo stesso produttori e utilizzatori di cultura (da qui l’utilizzo del termine prosumer, coniato, in realtà già negli anni ’70 del secolo scorso, dalla fusione delle parole “producer” e “consumer”).
Dunque, se per secoli il libro tradizionale è stato il principale strumento di diffusione del sapere, la rivoluzione digitale pare averlo messo all’angolo. Oggi, infatti, pur vivendo in una epoca di “esplosione della conoscenza” (P. Burke) – non solo per la mole di dati ma anche per il numero di pubblicazioni a disposizione sul web –, stiamo assistendo ad una delegittimazione della mediazione culturale (e dunque anche del principio di autorevolezza e scientificità), in favore di un sistema di costruzione e trasmissione orizzontale del sapere (da cui il titolo del libro).
Quali sono i rischi di tale processo?
Questo trend, per così dire di democratizzazione della cultura, nonostante gli indubbi vantaggi, che sono ormai sotto gli occhi di tutti, sta finendo per creare macroscopiche e pericolosissime distorsioni, in particolare, tra le altre: la credenza che la verità possa essere decisa a maggioranza e un appiattimento del sapere, inevitabile conseguenza del fatto che nella monodimensionalità della rete niente risulta più nobile di altro.
Come frenare questa tendenza alla delegittimazione del sapere specialistico?
Per gli Autori – ed è qui che il libro appare di interesse per il mondo accademico – l’antidoto sta nella valorizzazione del ruolo che le Università possono svolgere nella formazione dell’opinione pubblica attraverso la c.d. terza missione e, cioè, quella attività di diffusione della conoscenza per il tramite di un accorto lavoro di divulgazione capace di indurre la società a maturare una opinione informata, indispensabile per permetterle di partecipare responsabilmente alle scelte del paese. L’importanza di tale tesi non può sfuggire se solo si pensa a quanto ancora l’attività di terza missione sia bistrattata, quanto meno nel mondo accademico italiano.