R. Calasso, Come ordinare una biblioteca, Adelphi, 2020, pp. 11-127

Francesca Marinelli

Professoressa associata di Diritto del lavoro
Università degli Studi di Milano Statale

Se è vero, come ha scritto il controverso Jerzy Kosinsky nel fortunato libro “Being There” (“Oltre il Giardino”), che “la vita è uno stato mentale”, ciò vale, a maggior ragione, per quello che sappiamo. Ecco perché trovo che questo libro di Calasso su come ordinare una biblioteca sia un volume di sicura utilità in questa rubrica sulla didattica. Dare un ordine ai propri libri – cartacei o digitali che siano – appare infatti un passo fondamentale per dare ordine anche a quella mappa di connessioni, nostre e soltanto nostre, che chiamiamo conoscenze.

 

Del resto – ricorda Calasso – lo stesso fondatore della London Library, Thomas Carlyle, sosteneva che il valore dei libri non sta tanto nei fatti che se ne possono trarre, quanto, piuttosto, “nel tipo di risonanza che risveglia nelle nostre menti”.

 

 

Dunque, come procedere?

Calasso ci spiega, in prima battuta, che il miglior ordine per i libri è quello che segue una pluralità di criteri; come dire, la biblioteca deve essere “plurale almeno quanto la persona che li usa”. Ciò significa che i libri non possono e non debbono seguire sempre e solo l’ordine alfabetico, anzi. Capita, e non raramente, che l’argomento sia più importante (o più facile da ricordare) dell’autore. Da qui l’opportunità di costruire la propria biblioteca come un susseguirsi di “atolli di argomenti affini”.

 

In secondo luogo, per Calasso bisognerebbe evitare, nel costruire la propria collezione, di farsi guidare sia dai preconcetti che dalle “mode”. Infatti, così come esistono libri divulgativi assai preziosi, allo stesso modo ve ne sono altri che, seppur ‘nobilissimi’, per le ragioni più diverse, non leggeremo né consulteremo mai (o mai più). Questi ultimi sono i libri che, dice Calasso, dovremmo avere il coraggio di scartare, sia perché inutili, sia perché, in fondo, il senso (e quindi il valore) di una biblioteca sta non solo nei titoli che raccoglie ma anche (e forse soprattutto) in quelli che coscientemente esclude. Ciò non vuol dire, però, che la nostra biblioteca debba essere popolata solo da libri già letti, anzi, Calasso sottolinea l’importanza di circondarsi anche di volumi ancora da aprire. Niente, infatti, è più utile (e dà maggior soddisfazione) – dice l’Autore – che ritrovarsi tra le mani libri di cui non sapevamo di aver bisogno.

 

In conclusione, qual è la biblioteca perfetta? Per Calasso quella che  segue la cosiddetta “legge del buon vicino” e cioè, come diceva Aby Warburg (gigante della critica d’arte assai famoso anche per aver ceduto la propria primogenitura al fratello minore a condizione che gli comprasse tutti i libri di cui avesse avuto bisogno nella vita), quella in cui, cercando un libro, finisci per trovare ancora più interessante quello che gli sta accanto.