V. Marzocco, S. Zullo, T. Casadei, La didattica del diritto. Metodi, strumenti e prospettive, Pisa, Pacini, 2021, II ed., pp. 219. G. Viggiani (a cura di), La didattica del diritto. Paradigmi, casi ed esperienze, Ledizioni, Milano, 2022, pp. 374.

Marco Novella

Professore ordinario di Diritto del lavoro, Università degli Studi di Genova

Tra gli studenti che popolano le aule universitarie dei Dipartimenti di Giurisprudenza ve ne sono un buon numero che, una volta laureatisi, diventeranno insegnanti di materie giuridiche.

L’ultima indagine del consorzio Almalaurea sulla condizione occupazionale dei laureati, relativa al gruppo disciplinare giuridico, segnala che a cinque anni dalla laurea gli impiegati nel settore dell’istruzione e ricerca (che comprende scuole, università, enti di formazione, oltre che istituti di ricerca, pubblici o privati) sono il quarto gruppo (7.1%), dopo coloro che sono impiegati nell’attività consulenziale professionale (43,8%), nella pubblica amministrazione (19,7%) e nel settore creditizio e assicurativo (8,9%).

È una destinazione occupazionale in crescita: cinque anni prima, secondo la stessa indagine, i laureati occupati nel settore istruzione e ricerca erano il 3,3%; dieci anni prima erano il 2,7%.

Una parte non irrilevante degli studenti dei corsi di laurea magistrali a ciclo unico è dunque destinata a svolgere, a vario livello, l’attività di insegnante di materie giuridiche.

 

I due volumi segnalati trattano principalmente dei modi, dei metodi, degli strumenti e delle tecniche per formare coloro che trasmetteranno ad altri il sapere giuridico, nel presupposto, scontato, ma sovente sottovalutato, che non si nasce insegnanti.

Nell’ambito dell’insegnamento universitario, della “materia” della didattica del diritto” si occupano i cultori della “Filosofia del diritto”, ed è pertanto a questi ultimi che i volumi sono principalmente destinati.

Essi tuttavia sono utili anche a coloro che, insegnando materie appartenenti al c.d. diritto positivo, ritengono di dovere mantenere quale destinatario principale, e forse ideale, della propria didattica i futuri professionisti e, più in generale, gli operatori del diritto.

Nei due volumi è infatti riservato ampio spazio alle pratiche di didattica partecipativa volte a coniugare il sapere con il sapere fare, e a collegare l’apprendimento con l’esperienza personale del discente (“imparare facendo”) in vista della realizzazione di una didattica rivolta alla risoluzione dei problemi applicativi del diritto nei contesti in cui essi si configurano. E l’elaborazione di modelli di didattica critica che possano sviluppare nei discenti la capacità di riconoscere e risolvere problemi giuridici è certamente obiettivo di chiunque insegni diritto, indipendentemente dai destinatari della didattica.

Ancor più, la lettura dei contributi contenuti nei due libri è di interesse, e in fondo anche di conforto, per chi ritiene che l’insegnamento del diritto non sia soltanto – necessario e imprescindibile – addestramento tecnico, ma anche strumento di educazione alla cittadinanza e dunque, mezzo per formare cittadini e giuristi che possano esercitare un ruolo attivo e consapevole nella società e nelle comunità in cui opereranno.