25 aprile 1945 – 25 aprile 2025

La festa del 25 aprile è stata istituita con un decreto luogotenenziale del 22 aprile 1946, che statuisce all’articolo 1: “A celebrazione della totale liberazione del territorio italiano, il 25 aprile 1946 è dichiarato festa nazionale”. Le motivazioni di questa disposizione, adottata su proposta del presidente del consiglio Alcide de Gasperi, sono quindi chiare : si tratta di celebrare la “totale liberazione del territorio italiano”, che dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, era diventato un “territorio di guerra” occupato dalle forze naziste, sostenute con le armi anche dai combattenti della Repubblica Sociale Italiana.
Chi sostiene che questa festa sia ormai da archiviare , perché divisiva e non espressione di valori condivisi, afferma quindi che “la totale liberazione del territorio italiano” non sia un valore assoluto, né un evento storico meritevole di essere celebrato senza limiti di tempo; ritiene, cioè, che sia divisivo e non universale il valore della libertà e dell’indipendenza nazionale ; in sostanza , ritiene non moralmente accettabile continuare a tenere viva la memoria che ha visto guerreggiare due fronti costituiti da un lato dalle armate alleate e dalle forze partigiane, dall’altra dalle milizie nazifasciste occupanti. Senza contare che la nostra Costituzione repubblicana, se letta con la consapevolezza storica adeguata e con il pensiero rivolto alle innumerevoli atrocità commesse dai regimi totalitari nazifascisti del secolo scorso, trova fondamento proprio nella lotta di liberazione: non a caso il giurista Pietro Calamandrei, nel famoso discorso agli studenti milanesi del 1955, invitava chi volesse conoscere le fonti della carta costituzionale ad andare “sulle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati e nei campi dove furono impiccati”.
La norma istitutiva delle celebrazioni del 25 aprile è quindi del tutto attuale. Chi la ritiene divisiva deve anche ammettere, assumendone la piena responsabilità, che i valori della liberazione dai totalitarismi nazista e fascista non sono valori universali; che il nazifascismo non è un disvalore; che la memoria dei caduti per la libertà è immeritevole di imperitura commemorazione.

 

 

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