Francesco Perrone
Giudice del Tribunale di Bologna
Vito Leccese
Professore ordinario, Università degli Studi di Bari Aldo Moro
13 luglio 2022
Il viaggio di Labour Law community alla ricerca dell’attuale identità del giudice del lavoro prosegue con le interviste di Antonella Ciriello (Magistrato e Consigliere della Ministra per le politiche di innovazione amministrativa presso il Ministero della giustizia e componente del comitato direttivo della Scuola superiore della magistratura) e di Giorgio Costantino (già Ordinario di Diritto processuale civile e Componente del Gruppo di lavoro istituito presso l’Ufficio legislativo del Ministero della giustiziaper l’elaborazione degli schemi di decreto legislativo recanti modifiche in materia di principi generali relativi al processo civile, di digitalizzazione del medesimo e di ufficio per il processo).
Grazie al dialogo con i due giuristi, sviluppato muovendo dal privilegiato angolo visuale di ciascuno, Labour Law Community si prefigge di portare luce sul tema del rapporto tra organizzazione, tempi della giustizia e qualità della risposta giudiziaria, del ruolo giocato dall’Ufficio per il Processo, anche nell’orizzonte del PNRR, e dell’impatto che tale innovazione ha apportato e sempre più apporterà sulla cultura della giurisdizione, in primo luogo sul modo in cui il magistrato percepisce la propria identità istituzionale e professionale.
Le questioni problematiche in gioco sono di epocale rilevanza: quali siano i reali fattori d’innesco che hanno dato storicamente origine al problema dell’irragionevole durata del processo nel sistema giudiziario italiano, in particolare all’esito dell’intreccio tra assetto organizzativo del sistema giudiziario italiano, durata del processo e qualità della risposta giudiziaria; quale sia il rapporto intercorrente tra riforma dell’organizzazione giudiziaria e riforma del processo ai fini della costruzione di una strategia organica di riduzione dei tempi processuali; quale sia l’impatto qualitativo e quantitativo che è ragionevole attendersi dal nuovo Ufficio per il Processo rispetto alla complessiva capacità del Piano Straordinario per la Giustizia e della riforma processuale Cartabia di ridurre i tempi della giustizia e di migliorare la qualità della risposta giudiziaria; se e in che misura la piena attuazione dell’Ufficio per il Processo modificherà l’identità istituzionale del giudice da puro “professionista della giurisdizione” a manager delle risorse umane affidate all’Ufficio; se, e in che misura, siano realisticamente conseguibili, nell’orizzonte temporale triennale fissato dal programma Next Generation EU, gli esigenti obiettivi strategici stabiliti dal Piano Straordinario per la Giustizia (entro il 2026 abbattimento del 90% dell’arretrato civile e del 70% di quello amministrativo, riduzione del 40% della durata dei procedimenti civili e del 25% della durata dei procedimenti penali); se e in che misura la moltiplicazione delle risorse di gestione dell’Ufficio del Processo, ma non del numero dei giudici incaricati dell’emissione dei provvedimenti definitori del giudizio la piena attuazione, possa porre un problema di “imbuto” decisionale; quali misure siano state adottate a garanzia della qualità professionale degli 8171 addetti all’Ufficio per il Processo in corso di selezione per mezzo delle procedure concorsuali bandite dal Ministero della giustizia l’8 agosto 2021; se vi siano dei modelli organizzativi attuati presso giurisdizioni straniere che hanno ispirato la riforma dell’Ufficio per il Processo, e secondo quali criteri tali modelli siano stati adeguati alla realtà della giurisdizione italiana.
Esiste invero un precedente storico. L’esperienza delle sezioni specializzate in materia di protezione internazionale ha mostrato che l’affiancamento ai togati degli specialisti EASO (esperti nell’approfondimento delle condizioni geopolitiche dei Paesi di provenienza dei richiedenti asilo) ha prodotto l’effetto di incrementare significativamente la qualità delle decisioni, piuttosto che quello prefigurato di ridurre i tempi di definizione dei giudizi. È lecito dedurne profili d’analogia rispetto alle prospettive attese dall’attuazione dell’Ufficio per il Processo?
Muovendo da questi interrogativi, Labour Law Community ha posto alcuni quesiti agli intervistati, chiedendo loro di scegliere liberamente se rispondere a tutti o anche solo ad alcuni di essi, in modo da esprimere nel modo più pieno il proprio pensiero.
Vito Leccese e Francesco Perrone