A partire dal libro di…

Manuel Álvarez de la Rosa, El valor de la igualdad y el Derecho del Trabajo

Comares, Granada, 2020, 104 pp., 12€

Gianni Loy

Professore ordinario,

Università di Cagliari

10 Giugno 2021

Manuel Álvarez de la Rosa, ordinario di diritto del lavoro presso l’Università di La Laguna in Tenerife, ora in quiescenza, ha recentemente pubblicato una “breve e luminosa” monografia (le parole sono dell’autore del prologo, il prof. Carlos Palomeque) incentrata sulla relazione tra il principio giuridico dell’uguaglianza e il diritto del lavoro secondo una prospettiva assiologica che, per il giurista, può considerarsi un gioiello. L’autore, nelle pagine di “El valor de la igualdad y el Derecho del Trabajo” analizza, con un linguaggio a tratti ispirato ai canoni della poesia, il rapporto tra l’uguaglianza come valore normativo e la sua espressione attraverso del diritto del lavoro.

L’autore, in principio, affronta la difficoltà di convertire il valore morale dell’uguaglianza in norma giuridica da un’ottica filosofica. Ispirandosi alla triade dialettica di Hegel, espone la propria visione critica sul passaggio dall’astrazione alla norma giuridica chiedendosi “dónde se parte y adónde se llega” (p. 7), quale sia, cioè il punto di partenza e quale quello di arrivo. La scelta di prendere le mosse dal vocabolario filosofico dipende dal fatto che il linguaggio riferito all’uguaglianza deriva essenzialmente proprio dalla filosofia e che l’idea di uguaglianza, nel convertirsi in norma giuridica, esercita una “gran influencia social”. Trattandosi, in definitiva, di un approccio di arricchimento concettuale, Álvarez de la Rosa ricorre alle suggestioni di John Rawls, Ronald Dworkin e Amartyan Sen alla ricerca degli strumenti concettuali grazie ai quali si possa estrarre tutto il contenuto possibile del termine uguaglianza una volta che questo si positivizzi. Così, l’autore, con linguaggio brillante, indaga circa le relazioni dell’uguaglianza con la giustizia, con la libertà e con il benessere inteso quale uguaglianza socioeconomica. Tuttavia, dopo aver condotto l’analisi di tali criteri alla luce delle elaborazioni dei filosofi menzionati, l’autore averte uno scoramento, a causa della “irresolución, incertidumbre y desasosiego” a fronte di fondamentali domande, quali il rapporto tra uguaglianza e giustizia distributiva. Facendo proprie le preoccupazioni di Hannah Arendt, si chiede: Verso dove va l’uguaglianza? Chi la garantirà? Per rispondere a tali domande, si avvale delle intuizioni di Pierre Rosanvallon, Zygmunt Bauman e Aldo Schiavone. La prima parte dell’analisi si conclude, si fa per dire, con l’affermazione di Flaubert, secondo il quale, in materia di uguaglianza, trovare una soluzione non è possibile: “vouloir conclure est une des manies les plus funestes e les plus stériles qui appartiennent à l’humanité”. Alcune pagine sono dedicate alla solidarietà, perché “no puede descuidarse esta vertiente de la solidaridad a la hora de estudiar el principio de igualdad (mejor, la lucha contra las desigualdades)” (p. 32). L’autore sottolinea quanto sia importante la presenza di tale principio nel testo costituzionale italiano perché consente di comprendere – e con ciò rende un esplicito tributo a Luigi Mengoni – che si tratta di “un principio giuridico oggettivo complementare del principio di uguaglianza”. La solidarietà, in definitiva, porta verso l’uguaglianza e, allo stesso tempo, ne è un presupposto necessario.

La seconda parte dell’opera tratta dell’uguaglianza nella Costituzione spagnola esaminata secondo la prospettiva del diritto del lavoro. La nozione costituzionale dell’uguaglianza, intesa come diritto fondamentale, consente di dar ragione della essenziale funzione del diritto del lavoro inteso quale fonte di riequilibrio del rapporto di potere esistente nel lavoro subordinato. Il riconoscimento dell’uguaglianza come diritto fondamentale comporta l’uguaglianza nella legge e l’uguaglianza nell’applicazione della legge. Pertanto, ogni diseguaglianza nella legge o nella sua applicazione dovrà superare il giudizio di proporzionalità. Il conflitto tra diritti fondamentali dovrà essere risolto con il metodo argomentativo della ponderazione, realizzato attraverso il principio della proporzionalità. Tale principio, di origine tedesca, comporta che il “sacrificio imposto ad un diritto deve essere il minimo indispensabile”, ciò implica che il ragionamento debba prendere le mosse da due criteri: l’idoneità e la necessità. 

Una volta esaminata l’uguaglianza sotto il profilo costituzionale, l’autore si sofferma sul diritto del lavoro, a partire dalla libertà di impresa e dal potere di direzione come ambito all’interno del quale opera il principio di uguaglianza. L’analisi del rapporto tra potere direttivo e uguaglianza viene anch’esso affrontato alla luce del principio costituzionale della libertà di impresa. Questa seconda parte si conclude con una riflessione sul rapporto tra uguaglianza e non discriminazione nel sistema lavoristico. Secondo l’autore, la lotta contro le discriminazioni costituisce una delle più importanti manifestazioni concettuali e di trasformazione che il diritto del lavoro sia stato capace di esportare.

L’ultimo capitolo, infine, fa riferimento ad alcuni problemi interpretativi che si rendono necessari nell’applicazione dell’uguaglianza nel sistema giuridico del lavoro spagnolo. Il primo problema, relativo all’handicap, richiede una trattazione dell’incapacità quale giustificazione del licenziamento sia sotto il profilo del rapporto tra malattia e incapacità, sia sotto quello dell’incapacità temporanea. Il tema viene analizzato a partire da due sentenze, il caso Ruiz Conejero della Corte di giustizia dell’Unione europea e della Corte Costituzionale spagnola n. 118/2019. Altro tema trattato è quello relativo alla tecnica della nullità parziale contro la discriminazione retributiva. Quanto al genere, Álvarez de la Rosa si sofferma sulle azioni positive volte a garantire l’uguaglianza di genere mediante politiche di conciliazione. Infine, analizza la materia della somministrazione sotto il profilo dell’uguaglianza, cioè del diritto ad una retribuzione di uguale valore a fronte allo stesso lavoro non solo nel caso della somministrazione, ma anche dell’appalto e del subappalto.

Il lavoro, frutto di un lungo percorso di ricerca e di riflessione, affronta temi di grande attualità. Le nuove forme di esclusione sociale, il crescere delle diseguaglianze, il disprezzo della dignità umana, sono fenomeni diffusamente avvertiti. L’antinomia tra i due principi ispiratori della rivoluzione francese, la libertà e l’uguaglianza, che negli ultimi due secoli ha sempre fortemente oscillato, torna a pendere, pericolosamente, a favore di una malintesa versione di libertà, crudele e senz’anima. 

L’idea di uno stato sociale, per la prima volta abbozzata, vanamente, da Robespierre nel 1793 nella fase di elaborazione della prima Déclaration des droits de l’homme et du citoyen, “la société est obligée de pourvoir à la subsistance de tous ses membres, soit en leur procurant du travail, soit en assurant les moyens d’exister à ceux qui sont hors d’état de travailler” ancora una volta soccombe.

Ma il pendolo della storia, non si arresta mai definitivamente, il processo dialettico prosegue, come ci ricorda l’autore. Il diritto del lavoro, in questo difficile momento, non dovrebbe dimenticare che non è nato per l’imparzialità, ma per schierarsi. L’uguaglianza e la dignità umana sono obiettivi per i quali ne vale la pena. Gracias Manolo.

Link dell’indice e prologo del libro: https://www.comares.com/media/comares/files/toc-117153.pdf

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