William Chiaromonte
Professore associato di Diritto del lavoro, Università di Firenze
Possono i percorsi di didattica innovativa e le cliniche legali, che negli ultimi anni sono andati diffondendosi in maniera sempre più capillare all’interno delle aule universitarie in cui si insegna e si apprende il diritto, creare – attraverso l’approccio orientato alla pratica e alla soluzione dei problemi che li caratterizza – un ponte fra la comunità accademica, i suoi valori e i prodotti scientifici dei docenti ricercatori, e la società, con le sue istanze di sviluppo e di benessere? La risposta, almeno scorrendo gli esiti della sperimentazione condotta presso la Scuola di Giurisprudenza fiorentina, che sollecitano un ripensamento alla radice della scienza della formazione giuridica, è indubbiamente positiva.
L’idea che sottostà alle esperienze descritte nel corposo volume curato da Paola Lucarelli e Andrea Simoncini consiste proprio nella valorizzazione della relazione, al contempo virtuosa e creativa, fra ricerca e innovazione didattica, da un lato, e terza missione universitaria, intesa quale interazione sempre più stretta e vivace con la società civile e professionale, dall’altro. All’interno di tale relazione, difatti, «le domande (di ricerca e sviluppo, di formazione, di trasferimento tecnologico, di tutela dei diritti) che provengono dal contesto territoriale, divengono un potente innesco della ricerca e al tempo stesso una occasione formidabile di trasformazione dell’offerta didattica» (p. 16). Su questi presupposti, il volume – che ruota proprio attorno alla funzione e alla natura dell’offerta clinica e innovativa – descrive il “cantiere” della didattica innovativa e delle cliniche legali, all’interno del quale si stanno ponendo le basi per una nuova metodologia didattica per la formazione del giurista, fondata non (più) solo sulla solida e tradizionale preparazione teorica, ma anche – ed è proprio qui che si tocca con mano quanto di nuovo sta accadendo – sulla capacità di osservazione, di leggere la mutevolezza della realtà, di intercettare le esigenze emergenti dal contesto territoriale, i bisogni delle persone e le istanze sociali, di concepire un mutamento, di elaborare proposte, di immaginare il nuovo e la sua realizzazione concreta valorizzando e trasferendo, in questo modo, quanto acquisito attraverso lo studio a beneficio della società.
Nel dar conto di questo percorso, il volume propone anzitutto un inquadramento della formazione del giurista nell’epoca contemporanea, nella triplice prospettiva temporale, spaziale e degli strumenti (specie le piattaforme digitali) utili all’apprendimento del diritto. Il cuore del libro è rappresentato dall’analitica descrizione della copiosa offerta di didattica innovativa e cliniche legali, funzionale alla formazione di un giurista europeo improntata alla valorizzazione dell’interdisciplinarietà e delle abilità tecnico-applicative delle fonti normative, che si snoda attraverso una narrazione delle ragioni scientifiche, delle motivazioni, delle metodologie impiegate e dello svolgimento di ciascuna attività. Chiude il volume un’analisi – quantitativa e qualitativa – delle esperienze descritte, dal punto di vista sia dell’istituzione offerente, sia degli studenti partecipanti.
L’insegnamento che se ne trae, fra i molti, è che sapere e saper fare non possono oggi che procedere di pari passo nel processo di maturazione e di formazione di giuristi consapevoli (anche) della loro funzione sociale.