P. Bayard, Come parlare di un libro senza averlo mai letto, Excelsior-1881, 2007, pp. 7-205 (trad. A.M. Mazzoli)

Francesca Marinelli

Professoressa associata di Diritto del lavoro, Università degli Studi di Milano Statale

12 marzo 2024

Recensire all’interno della nostra Rubrica questo libro in cui Pierre Bayard (psicanalista e professore di letteratura francese all’Università di Parigi  VIII) ha il coraggio di riflettere sull’importanza del non leggere potrebbe sembrare una provocazione e, invece, non lo è. 

Il perchè è presto detto: Bayard ci dimostra che se leggere un libro è senz’altro un atto di intelligenza, anche il non farlo, o farlo solo in parte, può essere (metodologicamente) importante.

Due ne sono le ragioni.

Per prima cosa, Bayard riflette sul fatto che i libri che ci sono realmente sconosciuti non sono quelli che non abbiamo mai letto quanto, piuttosto, quelli che non sono mai entrati nel nostro ambito percettivo e questo perché la cultura è soprattutto una questione di orientamento. Ne deriva che, più che il libro in sé per sé, conta la sua relazione con tutti gli altri libri che conosciamo e che formano la nostra “biblioteca interiore”. Ecco perché lo sconfinato numero di titoli che affolla il mondo dell’editoria  non deve scoraggiarci: per potere parlare di un libro, infatti, basta averlo sfogliato o aver ascoltato o letto qualcuno che ne parlava o, comunque, conoscerne quanto meno l’esistenza.

In secondo luogo, Bayard ricorda come già Oscar Wilde a fine ‘800 ritenesse una necessità fondamentale, “in una epoca in cui si legge e si scrive così tanto da non avere il tempo né di ammirare né di riflettere”, scegliere (con cura) i libri da non leggere (azione ben diversa, come detto, dal non conoscere). 

Non vi è chi non veda come un tale suggerimento appaia fondamentale per orientarci nell’attuale periodo storico in cui, grazie all’intelligenza artificiale che consente di creare libri in pochi secondi, sembra finito, e per sempre, il tempo in cui – come sottolinea il giornalista Alard von Kittlitz – tutti i libri meritavano almeno l’attenzione di un lettore: il proprio autore.

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